L’articolo pubblicato dalla Società Scientifica GATE ITALY, “L’iperdotazione cognitiva a scuola: la didattica a sostegno del talento” , evidenzia con chiarezza le sfide e le opportunità che gli studenti con alto potenziale cognitivo affrontano all’interno delle strutture educative tradizionali. Le autrici mettono in luce la necessità di un intervento didattico personalizzato, che tenga conto delle peculiarità di questi alunni, capacità di apprendere in maniera rapida e autonoma, ma che necessitano comunque di essere stimolati da attività adeguate alle loro capacità.
In questo contesto, è essenziale riaprire una riflessione sull’importanza di una didattica inclusiva . Come commenta la vicepresidente della Società Scientifica GATE ITALY, Dr.ssa Isabella Morabito, l’inclusività nella didattica non deve essere intesa solo come un supporto per studenti con difficoltà, ma anche come un approccio che valorizza le diversità cognitive, compresi gli studenti ad alto potenziale cognitivo.
“Una didattica inclusiva”, afferma la Dr.ssa Morabito, “deve partire dal riconoscimento delle specificità di ogni studente, offrendo percorsi personalizzati che siano sfidanti e che promuovano lo sviluppo del potenziale di ciascuno. Gli studenti cognitivamente dotati non devono essere abbandonati a se stessi solo perché capaci di lavorare autonomamente al contrario, necessitando di una guida pedagogica che li stimoli continuamente, prevenendo il rischio di demotivazione o isolamento.”
Da un punto di vista sociologico, l’idea di una didattica inclusiva va oltre la semplice erogazione di contenuti personalizzati: riflette un sistema educativo che mira a ridurre le disuguaglianze, non solo tra chi ha difficoltà, ma anche tra chi ha talenti non riconosciuti o valorizzati. La scuola, come istituzione, ha un ruolo cruciale nel processo di socializzazione, e se non risponde adeguatamente alle esigenze di tutti gli studenti, rischiando di perpetuare una forma di marginalizzazione intellettuale .
In questo senso, la teoria dei ruoli sociali applicata all’educazione evidenzia come lo studente dotato possa essere visto dagli insegnanti e dai compagni in modo ambivalente: da una parte come “privilegiato” per le sue capacità, dall’altra come “problematico” per la sua difficoltà a integrarsi nei ritmi della classe. Questa ambivalenza può portare all’esclusione sociale o al bullismo relazionale , fenomeni che emergono quando le differenze non vengono valorizzate o quando l’ambiente scolastico non fornisce gli strumenti per affrontare e gestire la diversità.
La riflessione della Dr.ssa Morabito sottolinea la necessità di un cambiamento strutturale nella formazione degli insegnanti, affinché possano diventare facilitatori di un apprendimento inclusivo e stimolante per tutti gli studenti. L’adozione di approcci didattici più sofisticati, basati su modelli come la Tassonomia di Bloom , rappresenta una delle strade per realizzare un’educazione che non solo riconosce il talento, ma che lo coltiva in modo sostenibile, promuovendo un’interazione positiva tra il singolo e la collettività.
In sintesi, la didattica inclusiva non è solo una questione di equità educativa, ma un processo di trasformazione sociale che valorizza la pluralità dei talenti e promuove la realizzazione del potenziale inespresso di tutti gli allievi.
15 ottobre 2024